Caos nelle Carceri di Puglia: Incendio a Bari e Aggressione a Taranto
Sabato scorso è stata una giornata critica per le carceri della Puglia. Nel carcere minorile “Fornelli” di Bari, un giovane detenuto straniero con problemi psichiatrici ha incendiato la cella che condivideva con altri due minori stranieri, ma l’intervento tempestivo degli agenti ha evitato una tragedia. Nello stesso giorno, nel carcere di Taranto, un detenuto serbo di circa quarant’anni ha aggredito un sovrintendente della polizia penitenziaria, colpendolo al viso. Federico Pilagatti, segretario pugliese del sindacato Sappe, ha denunciato l’incremento delle violenze nelle carceri, attribuendole all’introduzione della vigilanza dinamica e alla gestione inadeguata dei detenuti con problemi psichiatrici. Nel 2023, si sono registrati 1.760 casi di violenza contro gli agenti e 8.164 atti di minaccia, con 708 aggressioni nei primi cinque mesi del 2024. Pilagatti critica la politica per la sua accondiscendenza verso i detenuti e la mancata adozione di misure tecnologiche per prevenire l’ingresso di telefoni cellulari e droghe nelle carceri.
La recente notizia degli incidenti avvenuti nei carceri pugliesi – l’incendio nel carcere minorile “Fornelli” di Bari e l’aggressione a un agente penitenziario nel carcere di Taranto – offre uno spunto significativo per riflettere sull’attuale condizione carceraria in Italia e, in particolare, in Puglia. Questi eventi non sono solo episodi isolati di violenza e disordine, ma riflettono problemi strutturali e sistemici che affliggono il sistema penitenziario.
Uno dei principali problemi evidenziati dalla notizia è il sovraffollamento delle carceri. Questo fenomeno contribuisce in modo significativo all’aumento della tensione tra i detenuti e tra detenuti e personale penitenziario. Le strutture sovraffollate sono meno sicure e più difficili da gestire, portando a una maggiore probabilità di incidenti come quelli riportati. Il sovraffollamento può anche peggiorare le condizioni igieniche e sanitarie, aumentando il rischio di malattie e infezioni, e riducendo la possibilità per i detenuti di accedere a programmi di riabilitazione e supporto psicologico.
L’incendio nella cella del carcere minorile “Fornelli” di Bari, causato da un giovane detenuto con problemi psichiatrici, mette in luce la sfida della gestione dei detenuti con disturbi mentali. Dopo la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (O.P.G.), molti detenuti con gravi problemi psichiatrici sono stati trasferiti nelle carceri ordinarie, che spesso non sono equipaggiate o preparate per affrontare le loro esigenze specifiche. Questa situazione non solo mette a rischio la sicurezza dei detenuti stessi, ma anche quella del personale penitenziario e degli altri detenuti. È essenziale implementare strutture specializzate e programmi adeguati per la gestione di questi individui, garantendo loro il supporto necessario e riducendo il rischio di episodi violenti.
L’aggressione a un agente penitenziario nel carcere di Taranto evidenzia i rischi quotidiani che il personale penitenziario deve affrontare. Il segretario del sindacato Sappe, Federico Pilagatti, ha sottolineato l’aumento della violenza contro gli agenti penitenziari e la necessità di una maggiore protezione e formazione. La formazione continua del personale su come gestire situazioni di crisi, insieme a misure di sicurezza adeguate, è cruciale per prevenire tali incidenti. Inoltre, è importante che le autorità carcerarie adottino politiche che non solo puniscano i comportamenti violenti, ma che anche promuovano un ambiente di lavoro sicuro e supportivo per gli agenti.
La notizia ha anche evidenziato il crescente problema del contrabbando di telefoni cellulari, droghe e armi nelle carceri, spesso facilitato dall’uso di droni. Questo sottolinea la necessità di implementare tecnologie avanzate per il monitoraggio e la prevenzione del contrabbando. Sistemi di rilevamento dei droni, inibitori di segnale e tecnologie di scansione avanzata possono aiutare a ridurre l’ingresso di contrabbando nelle carceri, migliorando la sicurezza complessiva.
Federico Pilagatti ha criticato la vigilanza dinamica, che permette ai detenuti maggiore libertà di movimento all’interno del carcere, ritenendola responsabile dell’aumento della violenza. Mentre questa politica è stata introdotta con l’intento di migliorare le condizioni di detenzione e favorire la riabilitazione, la sua implementazione deve essere riesaminata e adattata per garantire che non comprometta la sicurezza. Una valutazione critica delle politiche attuali e un dialogo continuo tra le autorità carcerarie, il personale e i detenuti possono aiutare a trovare un equilibrio migliore tra sicurezza e riabilitazione.
Gli episodi di violenza e disordine possono avere un impatto negativo sulle politiche di riabilitazione. Le carceri dovrebbero essere luoghi dove i detenuti hanno l’opportunità di riabilitarsi e prepararsi per un reinserimento positivo nella società. Tuttavia, un ambiente violento e insicuro ostacola questi obiettivi. È fondamentale che le autorità penitenziarie lavorino per creare un ambiente che supporti la riabilitazione attraverso programmi educativi, di formazione professionale e di supporto psicologico. Questi programmi devono essere accessibili e ben gestiti per essere efficaci.
La gestione delle carceri e la protezione dei diritti dei detenuti sono responsabilità fondamentali della politica. Le critiche di Pilagatti alla gestione politica delle carceri indicano la necessità di un impegno più serio e coerente da parte delle autorità governative. Le politiche penitenziarie devono essere basate su evidenze e mirare a migliorare sia la sicurezza che le condizioni di vita dei detenuti. Investimenti adeguati nelle infrastrutture carcerarie, nella formazione del personale e nei programmi di riabilitazione sono essenziali per affrontare le sfide attuali e future.
Gli episodi di violenza e disordine nei carceri pugliesi sono un campanello d’allarme che richiede una risposta immediata e complessiva. Affrontare le cause profonde di questi problemi, migliorare la sicurezza, fornire un supporto adeguato ai detenuti con problemi psichiatrici e implementare tecnologie avanzate sono passi essenziali per migliorare la condizione carceraria. Solo attraverso un impegno coordinato tra le autorità penitenziarie, il personale, i detenuti e la politica si può sperare di creare un sistema penitenziario più sicuro, umano ed efficace.