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Scacco al narcotraffico della camorra barese

31 misure cautelari nella maxi operazione “Lost and Found”, che ha fermato un imponente giro di droga tra Puglia e Abruzzo

Si è conclusa con 31 arresti e il sequestro preventivo di beni per un valore di circa 2 milioni di euro la vasta operazione contro il narcotraffico in Puglia, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia e condotta, lo scorso 18 giugno, dagli investigatori del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bari.

L’attività d’indagine, intitolata “Lost and Found”, parte da una precedente inchiesta che, nel luglio del 2022, portò a scardinare un’associazione per delinquere, con sede operativa a Turi, specializzata nel traffico di sostanze stupefacenti.
La rete criminale, composta da quaranta giovani pusher incensurati, era gestita daDavide Monti, figlio dell’ex braccio destro del boss mafioso Tonino Capriati, con il supporto di Vito Giuseppe Laera (alias “McGregor”), turese 28enne pregiudicato.

Le persone attinte dai provvedimenti restrittivi sono indagate, a vario titolo, per i reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti o psicotrope, nonché produzione, traffico e detenzione illeciti delle stesse.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal G.I.P. del Tribunale barese (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), gli accertamenti svolti avrebbero consentito di dimostrare come l’associazione fosse connotata da un’elevata capacità organizzativa e dotata di una rilevante disponibilità di mezzi finanziari e strumentali, disponendo di una “cassa comune” e di una vera e propria “contabilità d’esercizio”.

In particolare, l’organizzazione avrebbe rifornito di sostanze stupefacenti, in maniera sistematica e capillare, mediante l’utilizzo di automezzi dotati di doppi fondi, diverse piazze delle province di Foggia, Bari e Barletta-Andria-Trani, nonché le zone costiere dell’Abruzzo, anche in virtù della”cumparanza” tra Monti e Andrea Gaeta, esponente di spicco del clan foggiano Moretti-Pellegrino-Lanza.

L’inchiesta ha rivelato un’organizzazione ben strutturata che utilizzava metodi innovativi e mezzi di comunicazione criptati per eludere le forze dell’ordine. I criminali si servivano di utenze telefoniche intestate a prestanome e applicazioni di messaggistica istantanea come WhatsApp, Facebook, Telegram e chat su PlayStation per coordinare le attività illecite, utilizzando un linguaggio in codice per evitare intercettazioni. La droga veniva nascosta in vari luoghi, inclusi strutture adibite ad attività commerciali, vani ascensore e case di incensurati, per minimizzare il rischio di scoperta.

Inoltre, sono stati eseguiti mirati approfondimenti economico-patrimoniali nei confronti dei soggetti investigati e dei rispettivi nuclei familiari finalizzati all’individuazione di forme di “arricchimento” non giustificate da fonti reddituali lecite, in relazione alle quali è stato disposto il sequestro preventivo “per sproporzione”, finalizzato alla confisca c.d. “allargata”, di disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili per un valore di oltre 2 milioni di euro, tra i quali 28 terreni agricoli, 7 appartamenti, nonché 900mila euro in contanti, polizze vita, saldi attivi dei conti correnti e 2 automobili.

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