Raffaele Nigro racconta “Federico II – Vita abitudini ed eredità di un imperatore illuminato”
Tra le mura del castello che solitamente parlano ai visitatori con la loro straordinaria potenza storica, nella sala della trifora, venerdì 20 dicembre Federico II Hohenstaufen si è reso presente attraverso la narrazione di Raffaele Nigro in “Federico II – Vita abitudini ed eredità di un imperatore illuminato”.
L’iniziativa, sapientemente moderata dalla giornalista Dalila Bellacicco, è stata voluta dal “Circolo federiciano di Gioia del Colle” presieduto dall’ing. Nicola Romano, dalla “Pro Loco Antonio Donvito” di cui è presidente Angelo Antresini e dalla Sovrintendenza dei beni architettonici di Puglia rappresentata dal Direttore del Castello e Parco Archeologico di Gioia del Colle, Fabio Galeandro che, con grande entusiasmo, ha descritto l’importanza di iniziative come questa che accrescono la consapevolezza dei cittadini rispetto alla ricchezza del patrimonio storico-architettonico locale.
L’incontro ha riportato al centro dell’attenzione dei gioiesi Federico II, stupor mundi e PuerApuliae.
Dopo l’Inno nazionale il direttore del Castello ha ricordato quanto sia importante per il territorio la presenza del sito archeologico di Monte Sannace e del Castello, un patrimonio culturale che molti ci invidiano. Vito Etna in veste di socio del Circolo, assessore all’Urbanistica e all’Ambiente, ha portato i saluti dell’Amministrazione e ricordando che Federico amava la caccia ha dichiarato che i cacciatori e gli agricoltori sono i primi custodi dell’ambiente.
Prima di introdurre l’intervento di Angelo Antresini, Dalila ha brevemente ricordato Antonio Donvito, storico e letterato di cui Gioia è orgogliosa, presidente della Pro Loco, promotore e sostenitore dell’istituzione del Museo archeologico gioiese, direttore di alcune campagne di scavo a Monte Sannace negli anni ’60 e ’70, finanziate dalla Pro Loco, Ispettore Onorario della Soprintendenza ai beni architettonici e archeologici del Comune di Gioia, Presidente onorario di Storia Patria per la Puglia, autore di numerosi libri e ricerche sul Castello e sugli scavi, Presidente dell’Istituto dei Castelli pugliesi cui è stata intitolata un’aula in biblioteca e una piazza, grazie all’interessamento di un altro grande presidente della Pro Loco, il pretore Gennaro Losito, un uomo che pensava in grande e che ha lasciato insieme a Donvito un segno sul territorio. E’ grazie al loro impegno che venne pubblicata la “Storia di Gioia dal Colle” del Carano Donvito cui è seguito un patrimonio di pubblicazioni storiche, tra cui “Da Monte Sannace a Gioia del Colle” di Vito Celiberti e “Memorie dal Fuoco” di cui la famiglia Losito tramite Antresini – che ha oggi il compito di traghettare la Pro Loco verso altri traguardi importanti – ha omaggiato gli illustri relatori.
La parola è quindi passata a Nicola Romano che ha illustrato le attività del Circolo, i motivi della intitolazione e gli obiettivi futuri, manifestando la sua ammirazione del Federico II. A supportarlo Marcello Gisotti, da sempre prezioso amico e “consigliere”.
La parola è quindi passata all’atteso ed apprezzatissimo relatore, Raffaele Nigro, Caporedattore Rai, scrittore (Premio Campiello nel 1987 con “I fuochi del Basento”), poeta, autore di oltre sessanta opere, drammaturgo – Albertazzi portò in scena il suo Hohenstaufen – autore di un musical, sceneggiatore del film di Sergio Rubini “Il viaggio della sposa”e vincitore di più di trenta prestigiosi premi letterari. A Nigro sono state conferite due lauree Honoris causa in Scienze dell’informazione a Malta e in Lettere e Filosofia a Foggia e non a caso è stato definito un “agitatore culturale” che ha restituito al Sud dignità e gloria attraverso i suoi scritti, tra cui l’ultimo “Il cuoco dell’Imperatore”, in cui Federico è narrato nella sua quotidianità, guardando dal basso fino a cogliere il “gigante” ed i suoi segni.
Federico II, re di Sicilia, duca di Svevia, Imperatore dei romani e re di Gerusalemme è narrato nella sua vicenda storico-politica, ma soprattutto umana da uno straordinario Raffaele Nigro, capace di tenere viva l’attenzione di una platea attenta a cogliere le vicende di una personaggio che ha rappresentato per la storia dell’umanità un elemento cardine nel passaggio storico tra XII e XIII, dall’austero ambiente medievale al nascente umanesimo, rinascita culturale e sociale di un mondo che finalmente si apriva a nuove prospettive.
La narrazione della vita di Federico II realizzata da Raffaele Nigro, pur inframmezzata da ilari intermezzi di colore, a sottolineare la grande dignità della vita dell’epoca, è stata incalzante, viva, pur nella pacatezza suadente del racconto, caratteristica di Nigro, sembrava appunto che Federico II fosse lì presente.
Un ragazzo sfortunato, Federico, nato per caso a Iesi il 26 dicembre 1194 mentre la madre Costanza di Altavilla, moglie dell’imperatore Enrico VI di Svevia, si stava trasferendo al sud Italia; rimase orfano giovanissimo, affidato al papa Innocenzo III chelo educò dichiarandolo maggiorenne a soli quattordici anni per poi farlo sposare con Costanza d’Aragona. Re di Germania nel 1214 (a soli vent’anni), dopo la battaglia di Bouvinnes dove Ottone IV fu sconfitto dai francesi. Nel periodo tedesco Federico scoprì la poesia dei Minnesager (c.d. “poeti dell’amore”, poeti di strada che faranno da ponte alla “scuola poetica siciliana” che Federico sosterrà successivamente), accoglie per primo l’uso del volgare nella scrittura. Nel 1220 viene incoronato a Roma Imperatore. Negli anni seguenti si trasferì verso sud attraversando la Puglia che rese ricca di fortificazioni; a Foggia scoprì la bellezza della natura attraverso l’osservazione delle paludi e della fauna presenti in quel territorio giungendo a scrivere il suo trattato naturalistico, DE ARTE VENANDI CUM AVIBUS, accurata descrizione di tantissime specie volatili e manuale della caccia con il falcone di cui divenne cultore. Ci sono tracce del suo passaggio nel 1221 da Gioia del Colle dove, con molta probabilità, nacque il figlio Manfredi, figlio dell’unione con Bianca Lancia. La promessa fatta al Papa, nel momento dell’incoronazione a Roma, di portare avanti una crociata, si realizzò nel 1228 quando Federico si recò in Terra Santa per una crociata anomala, incruenta, entrò in Gerusalemme da trionfatore, grazie all’alleanza con il
Sultano Al Khamil. Stabilì la sua corte a Palermo che divenne luogo di incontro delle culture araba, ebrea, greca, cultura che si rifletteva sapientemente nell’architettura dei castelli e degli edifici di culto da lui voluti, soprattutto nell’Italia meridionale. STUPORMUNDI è l’appellativo che gli venne attribuito a sottolineare la sua capacità di coinvolgere e mettere insieme popoli di tutte le nazioni della terra conosciuta. Stupore suscitavano gli spostamenti con i suoi cortei multiformi e multietnici, accompagnati da animali provenienti da tutto il mondo; significativa la presenza itinerante dell’elefantino donatogli dal sultano Al Khamil. Scomunicato per ben tre volte per i suoi comportamenti considerati poco cristiani, riuscì a tenere insieme un impero immenso ed a sostenere la cultura del tempo con arguzia e creatività. Nel 1231 realizzò con le “Costituzioni di Melfi” un ricco impianto giuridico con contenuti morali assolutamente originali. Morirà per una dissenteria nel 1250. Per quello che fu il suo impegno politico e culturale, ha affermato Nigro, possiamo definire Federico II, l’uomo che ha dato una fisionomia al meridione d’Italia, per cui noi tutti oggi, appassionati delle vicende che hanno contraddistinto i nostri territori, possiamo definirci anche grazie a lui “figli della storia”.
Gianni Fraccalvieri